Generale

Il Museo è locato dal maggio 2009, al piano primo del Centro Culturale di Longarone, in Piazza Gonzaga n. 1.
Si sviluppa seguendo la cronologia degli eventi, con immagini della Longarone dagli inizi del ‘900, la progettazione e realizzazione della Diga del Vajont, il disastro ed i soccorsi e la ricostruzione della attuale cittadina.

PERCORSO MUSEALE
Un imponente pannello fotografico della vista della frana, della diga e della spianata del giorno dopo, completato da una iscrizione, introduce il visitatore all’esposizione museale, fortemente caratterizzata dal fondale architettonico che si pone quale elemento principale di raccordo e racconto: una serie di 1910 lamelle ritorte grigie, tante quante furono le vittime, che si intervallano ad altre diritte bianche a simboleggiare i bambini mai nati e che al termine del percorso lasciano spazio ad alcune altre doppiamente ritorte di colore verde le quali simboleggiano il dolore dei superstiti ma anche la loro doverosa speranza dopo essersi salvati da quella disastrosa ondata.

Il museo si sviluppa secondo un’organizzazione cronologica e vede il proprio avvio con la storia della Longarone prima della tragedia spiegata attraverso planimetrie e fotografie delle vie, della piazza, delle case, di fabbriche e negozi, ma anche di momenti di vita familiare, sociale e politica.
Nella sezione successiva l’attenzione si sposta su analisi tecnico-geologica e di geografia economica dell’area longaronese precedenti la realizzazione della grande diga, con un plastico molto preciso relativo alla pianificazione territoriale teoricamente strutturata alla fine degli anni Cinquanta.
Simboleggiante la diga e la notte del 9 ottobre 1963, una parete grigia e a doppia curva funge da ingresso ad un tunnel buio che fa da diaframma tra l’ante e il post tragedia, alla quale è ovviamente dedicata tutta la prosecuzione della esposizione: pochi oggetti e molte immagini dei giorni successivi – tra le quali numerose fotografie e riproduzioni dei titoli dei quotidiani – vogliono rendere e mostrare gli effetti dell’immane ondata d’acqua e del vento, i celeri ed efficaci soccorsi, la solidarietà, il dolore della popolazione superstite unita alla rabbia e allo sdegno popolari, il dibattito politico e giudiziario. Infine la ricostruzione fisica, morale e sociale di un paese.
La sezione finale del circuito è un chiaro invito alla riflessione su tutte le catastrofi analoghe a quella del Vajont, causate dall’inettitudine umana e dalla superiore forza della natura.

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LONGARONE VAJONT, ATTIMI DI STORIA


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